CASTELLO DI STRONGOLI
Prof. A. Pesavento
Foto di Gianni Bova
Il castello di Strongoli sorge nella parte alta del colle e sovrasta la città.
A pianta quadrilatera con quattro torri angolari, tra cui tre similari a forma cilindrica ed una scarpata, è circondato per tre parti da precipizi mentre un fossato artificiale, ora riempito, lo separava dalla città dalla quale vi si accedeva attraverso un ponte levatoio.
La fortificazione ha subito nei secoli numerosi rifacimenti come si rileva dallo stile diverso delle sue torri e dai differenti sistemi di costruzione e dai materiali usati. La struttura dominante è un robusto torrione a base quadrata (mastio) che si innalza nel mezzo della cortina rivolta verso la città. In esso si apriva la porta principale di accesso a cui si accedeva attraverso il ponte levatoio che metteva in comunicazione il piano del castello con il cortile interno.
Poche le notizie relative alla sua costruzione e ai rifacimenti. Strongoli fu terra murata già in periodo normanno-svevo; rifacimenti alle sue fortificazioni sono senz’altro avvenuti durante il periodo aragonese. Il castello di proprietà baronale ebbe allora una certa importanza militare specie in occasione della “Congiura dei Baroni” e della discesa di Carlo VIII.
Successivamente alla conquista spagnola, tutti i castelli feudali della zona furono disarmati.
Durante il Viceregno il castello di Strongoli ebbe soprattutto la funzione di mettere al sicuro la vita del feudatario o dei suoi rappresentanti. Infatti più che come abitazione feudale fino a che non fu utilizzato a questo scopo il casino di Fasana.
Altri rifacimenti alle fortificazioni e costruzioni di torri sono segnalati alla metà del Cinquecento per difendere la città dai Turchi.
Il castello seguì i passaggi di proprietà del feudo passando dai Sanseverino ai Campitelli e quindi ai Pignatelli. Usato anche come carcere all’inizio dell’Ottocento, nel 1831 il castello ex baronale in gran parte distrutto (c’era ancora una cantina ) fu venduto fa Francesco Pignatelli principe di Strongoli assieme ai beni feudali di Strongoli e Melissa a Nicola e Leonardo Giunti.
Da un inventario compilato all’inizio del 700 possiamo ricavarne la sua struttura interna, che era costituita da due parti o quarti, uno vecchio e uno nuovo. Il “quarto” vecchio era formato dalle seguenti stanze: scrivania con camerino, sala, anticamera e altre sette camere (di cui una grande, una nella torre, una usata per dispensa e una per il forno). Sotto le camere c’erano i corrispondenti bassi.
Il quarto o la parte nuova era composto da una sala, un’anticamera, due camere e un camerino e sotto da un camerone, dalla camera detta del “cavalcatore” da cucina, stalla, guardaroba, dessi per la legna e cantina con cellaro. Completava il cortile con cisterna.
Nel 1945 il castello fu venduto dal barone Giunti ai Romano. Da questi ultimi, a quanto pare, fu donato all’amministrazione comunale di Strongoli nel 1986. A causa delle piogge insistenti, nel novembre di quell’anno crollò l’intera parete do nord-ovest.
IL CASTELLO (Fidelis Petilia 1933)
di Angelo VACCARO
Il suo vecchio Castello Strogilos, voce grecaa che significa rotondo fu ricostruito, s'è vero quanto afferma Procopio (Bellum Ghoticum), verso il 550, per ordine di Giustiniano, Ingnoriamo quando e perchè fu distrutto, ma possiamo lecitamente supporre che rimonti al periodo delle invasioni e distruzione saracena.
L'attuale castello, di propietà Giunti, non ha nulla a che vedere con l'antico, in quanto, per la struttura rettangolare e per il suo sito, deve certamente ascriversi al periodo feudale che va dal IX al XVI secolo. Se le nostre supposizioni non andassero errate, pensiamo che la sua costruzione debba rimontare più specificatamente nel tempo che va dal 1240 al 1605, in quanto di esso non si fa menzione nel noto ed interessante registro di Federico II del 1239, dove sono annotati e ripartiti per i castelli dei feudatari i prigionieri lombardi che l'Imperatore diede in custodia ai baroni del Reame. Non ne troviamo neppure traccia nel carteggio e documentazione dell'Archivio Pignatelli, nel quale trovasi pure documenti della dominazione dei Campitello, a principiare dal 1605.
C'è chi crede però ch'esso sorga sul posto dell'acropoli dell'antica Petelia e che la sua struttura fosse stata alterata per il restauro che vi apportarono i feudatari. Chi l'osserva infatti trova ch'esso mostra, troppo apparentemente, di essere stato adattato ad una foggia di costruzione feudale, con soprastrutture e rovine, ed evidente impegno di tufi antichi nei lembi e nelle torri semisferiche che farebbero ricordare costruzioni analoghe del XVI e XVII secolo. Non ha nulla, in verità, di traccie artistiche e di esso si fa menzione, a pagina 89, nella monografia " La Calabria", dell'Istituto D'Arte Grafiche di Bergamo.
E' certo però ch'esso figura fra le fortificazioni costiere della Calabria contro le minacce dei turchi, fatte costruire o restaurare da Don Pedro di Toledo (1541), il che avvalora precisamente la nostra supposizione.
Angelo Vaccaro